Quando incontro i pazienti per la prima volta è come un viaggio unico di scoperta, perché ogni persona che approda nel mio studio ha la propria storia, le proprie visioni ed obiettivi differenti.
C’è chi si approccia alla psicologia/psicoterapia perché si è bloccato in una sfera della propria vita e nonostante i tentativi non riesce a sbloccarsi, c’è chi ha dei problemi che lo affliggono da anni, chi ha problemi con i figli, chi si è scoperto soffrire di attacchi di panico o d’ansia, o chi più semplicemente vuole migliorare la propria vita e capire come fare.
Ci sono però dei falsi miti e delle aspettative comuni di alcuni pazienti nei confronti dello psicologo che devono essere prese in considerazione perché influenzano in maniera rilevante, sia positivamente che negativamente, il percorso terapeutico stesso.
Ad esempio ci sono mogli che chiedono al professionista di cambiare il marito che è sempre stato troppo irruente, oppure padri o madri che non partecipano alla terapia perché non ci “credono”, o ancora persone che devono fare una scelta e pretendono che sia lo psicologo a scegliere per loro…
Di seguito analizzeremo queste aspettative nel dettaglio, ma prima di proseguire è importante far chiarezza sul ruolo dello psicologo e dello psicoterapeuta.
Lo psicologo è un professionista laureato in Psicologia e abilitato alla professione in seguito al superamento dell’Esame di Stato, che per esercitare la professione deve essere iscritto regolarmente all’Albo degli Psicologi, mentre lo psicoterapeuta è un professionista laureato in Psicologia o Medicina e Chirurgia che ha acquisito una specifica formazione teorica e pratica, almeno quadriennale, presso scuole di specializzazione universitarie o riconosciute dal MIUR, secondo la normativa vigente.
Lo psicologo che non sia specializzato e abilitato alla psicoterapia non può trattare disturbi psicologici o psichiatrici. Infatti per trattare questi ultimi è la psicoterapia lo strumento clinico che consente di affrontarli, attraverso strumenti non farmacologici.
Gli psicologi e psicoterapeuti non possono prescrivere farmaci!
Più in generale lo psicologo/psicoterapeuta è un professionista che opera nell’ambito della salute mentale per il benessere delle singole persone, dei gruppi o della comunità a seconda dell’ambito di intervento.
L’attività dello psicologo ha l’obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni (es. scuola, azienda, ecc.) in particolari momenti critici o di difficoltà, per aiutarli a recuperare l’equilibrio e l’autonomia necessaria a tornare in uno stato di benessere.
Devo ammettere che un pregiudizio che in passato era maggiormente presente, ma che grazie alle campagne di sensibilizzazione e la diffusione della professione sta andando sempre più scemando è l’idea che lo psicologo è il dottore dei matti! Fortunatamente anche il linguaggio è cambiato e la sensibilità delle persone con lui, il termine “matto” è raro sentirlo, se non inserito in modi dire popolari. Lo psicologo, come detto precedentemente, non si occupa solo della psicopatologia, ma anche di potenziare le caratteristiche personali, risolvere dei problemi contingenti che stanno disturbando la vita del paziente in quel preciso periodo.
A chi non è mai capitato di vivere una situazione critica!? Difficoltà relazionali con i colleghi, con i capi, con i compagni di classe, blocco della performance, problemi di coppia, bassa autostima, difficoltà con i figli che crescono, ecc…
Non esistono persone al mondo che almeno una volta non siano rimaste imprigionate in una situazione di criticità. Ognuno, in tale situazione, cerca in prima battuta di trovare delle soluzioni funzionali a quello che sta vivendo, ma non sempre ci riesce, pertanto è qui che entra in gioco il terapeuta perché aiuta gli individui a ritrovare un equilibrio funzionale alla propria vita.
Quando ci si rivolge allo psicologo/psicoterapeuta ci sono altre idee fuorvianti che possono interferire negativamente o positivamente sull’esito del percorso.
LA DELEGA…
“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate,
ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.”
(Martin Luther King)
Spesso la richiesta d’aiuto del paziente somiglia più ad una resa incondizionata che, dopo aver utilizzato tutte le “armi” in suo possesso per affrontare il problema senza ottenere il successo sperato, si aspetta quando inizia la terapia che lo psicologo se ne faccia carico e risolva i problemi al suo posto.
Le richieste possono essere le più svariate, ma tutte hanno in comune che il terapeuta faccia qualcosa di specifico per loro “non riesco a la sciare mio marito, io lo faccio venire in terapia e lei glielo dice”, oppure “noi abbiamo provato di tutto, le portiamo mio figlio e faccia lei!”, o ancora “mi dica se devo lasciare mia moglie”.
Questo atteggiamento è molto pericoloso per il paziente stesso, perché lo mette in una posizione passiva! Quando il terapeuta esplicita che non funziona così, che i cambiamenti devono essere svolti in prima persona, talvolta i pazienti abbandonano la terapia senza nemmeno provare a cambiare la situazione che li affligge.
Infatti, spesso questi sono pazienti che non tentano nemmeno a mettere in pratica quello che viene chiesto loro dallo psicologo e nella seduta successiva si lamentano che nulla è cambiato.
Questo è un aspetto curioso, perché parte del lavoro dello psicologo è aiutare il paziente a mettere in pratica dei nuovi modi di relazionarsi al mondo che lo circonda, ma se non si seguono le indicazioni la situazione non migliora da sola. Sarebbe come aspettarsi che il farmaco che prescrive il medico funzioni senza prenderlo, o che la pulizia dei denti che faccio periodicamente dal dentista mi permetta di non lavarmi i denti quotidianamente.
Delegare ad altri il nostro benessere è dannoso, in quanto distrugge la fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità di risolve il problema.
Lo psicologo può indicare la strada e dare gli strumenti per realizzare il cambiamento, ma nessuno può cambiare al posto di un altro!
Altra sfumatura spesso diffusa è “Mi dica cosa devo scegliere!”, come se un professionista avesse il diritto di dire a un’altra persona che scelte deve prendere e quando! Come è facile comprendere lo psicologo non deve farlo perché, per le stesse ragioni appena descritte, non sarebbe funzionale per il paziente stesso. Il lavoro dello psicologo è mettere la persona in condizioni di scegliere in maniera autonoma.
CONFESSIONALE
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere nuovi occhi”.
(Marcel Proust)
Talvolta le persone intraprendono un percorso terapeutico con la convinzione che allo psicologo si raccontano i “fatti propri”, le proprie lamentele, che non sia richiesto nulla di più. Compito del terapeuta è solamente ascoltarlo, alla stregua di un amico o di un prete.
Non è così, il terapeuta oltre all’ascolto, che è la base della terapia, utilizza uno strumento che può essere potentissimo, il linguaggio.
Quest’ultimo non serve solamente a descrivere la realtà, ma da come noi la descriviamo possiamo cambiare il modo di percepirla.
Il percorso terapeutico è un continuo dialogo dove il terapeuta, parafrasando le parole di Proust, guida il paziente in un nuovo viaggio di scoperta che lo aiuta a dare significato al mondo con occhi nuovi.
Altro rischio di percepire il terapeuta come un momento di confessionale è che oltre al terapeuta ci possono essere amici, parenti, colleghi, conoscenti pronti ad ascoltare le sue lamentele e dare dei “consigli” che possono essere controproducenti. Naturalmente questi sono mossi dalle migliori intenzioni, ma sono da tenere in considerazione differenti fattori che un “non addetto ai lavori” non può fare.
Lo psicologo è formato a mantenere un distacco emotivo funzionale al benessere del paziente, infatti, uno dei primi aspetti che si impara nella formazione terapeutica è che non si può aiutare parenti o amici in prima persona, perché il coinvolgimento emotivo non garantirebbe la lucidità necessaria.
Quante volte mi è capitato di ascoltare discorsi come “ho parlato con una mia cara amica, anche lei soffre di attacchi di panico, ho capito che devo imparare a conviverci, lei ne soffre da più tempo di me, per cui avrà sicuramente ragione”. Un amico può comprendere, lo psicologo comprende ed attraverso tecniche specifiche può aiutare il paziente ad uscire dai suoi problemi, perché possiede competenze e strumenti utili ad affrontare criticità strutturate.
“SONO FATTO COSì, NESSUNO MI PUò CAMBIARE…NEMMENO LEI!”
“Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione.”
(James Russell Lowell)
Alcuni pazienti sono convinti di avere un carattere che non possono modificare e spesso esordiscono nel loro percorso terapeutico esplicitandolo “io sono sempre stato un tipo impulsivo, non ci posso fare niente, anche i miei genitori me lo hanno sempre fatto notare…sono fatto così! Se ai miei capi va bene così, bene! Altrimenti va bene ancora così. Nessuno mi può cambiare… nemmeno lei”.
Questa idea è estremamente pericolosa perché imprigiona la persona nella sua “credenza” statica, cristallina, pretenziosa e sopratutto “lega le mani” al terapeuta perché questa idea è una delle più difficili da scalfire.
Solitamente sono persone che pensano che siano il mondo, i colleghi, la famiglia che li devono accettare per quello che sono e che si debbano adattare a loro!
Spesso queste persone pensano di essere “forti” per questa loro sicurezza, invece non bisogna dimenticarsi che nessuno può non cambiare, ognuno di noi è in continuo cambiamento perché siamo all’interno di un contesto che volente o nolente è in continua evoluzione, pertanto sapersi adattare è sinonimo di forza e non il contrario.
Ricordiamoci che più ci irrigidiamo sulle nostre idee e ci affezioniamo a un’immagine di noi stabile, più ci facciamo del male!
DIPENDENZA O AUTONOMIA?
Il supremo frutto dell’autosufficienza è la libertà.
(Epicuro)
Delle frasi che sento pronunciare ai miei pazienti e che mi fanno comprendere che siamo sulla buona strada sono ad esempio “Le confesso che all’inizio ero molto titubante, perché non capivo bene il perché di alcune cose che mi diceva o mi faceva fare, ma mi sono dovuto ricredere! Non so come ha fatto, non so se è per qualcosa che ha detto o per le cose che ho fatto, ma ora sto meglio!
Cosa più importante è che mi sento più autonomo, perché ho capito cosa fare ed evitare di fare per mantenere il mio benessere! E pensare che quando ho iniziato avevo paura di diventare dipendente da lei! Invece il contrario, sono più autonomo e sono pronto a camminare con le mie gambe!”.
Alcuni pazienti hanno paura di diventare dipendenti dallo psicologo, che la terapia sia talmente lunga da sviluppare una dipendenza. Non è così, la terapia è importante che sia definita nel tempo con un numero circoscritto di sedute, solitamente nell’approccio che io utilizzo sono dieci, entro le quali ci devono essere cambiamenti, altrimenti è il caso di interrompere per evitare proprio che si sviluppino dipendenze.
Obiettivo del terapeuta è aiutare la persona ad essere autonoma, capace di affrontare le criticità che la vita quotidianamente ci impone, utilizzando al meglio le proprie risorse e gli strumenti pratici che si sono appresi in terapia.
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