Disturbi dell’alimentazione

“La fiducia è bene, il controllo è meglio.”

Vladimir Lenin

I disturbi dell’alimentazione o disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono caratterizzati da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva insoddisfazione per le forme del proprio corpo e per il peso.

Anche se negli ultimi anni la tendenza è cambiata, solitamente colpisce sopratutto il genere femminile e  insorge prevalentemente durante l’adolescenza.

Attualmente questi disturbi rappresentano un importante problema di salute pubblica, visto che per l’anoressia e per la bulimia, negli ultimi decenni, c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell’infanzia.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’anoressia mentale rappresenta la seconda causa di morte in età giovanile, dopo gli incidenti stradali (G.Nardone; E. Valteroni, 2017). 

I dati epidemiologici per l’anoressia e la bulimia evidenziano che negli adolescenti e nei giovani adulti dei Paesi occidentali i DNA sono uno dei problemi di salute più comune, con uno dei più alti tassi di mortalità fra le malattie psichiatriche (Resmark et. al, 2019; Smink et. al, 2012). Per un’analisi completa è sicuramente necessario tenere in considerazione il ruolo della società e l’importanza della desiderabilità sociale di una malattia di cui da sempre ne soffrono donne nel mondo dello spettacolo e personaggi di rilievo, che rappresentano modelli da emulare per il mondo femminile. Questo fattore negli ultimi decenni è divenuto più accentuato a causa dell’influenza esercitata dalla moda sulle nuove generazioni, dove modelle soffrono di questo disturbo, facendo coincidere la bellezza con magrezza anoressica.

Dal 1993 al 1997, al Centro di Terapia Strategica di Arezzo ha condotto una ricerca-azione per la messa a punto di protocolli di intervento per i disordini alimentari, con l’obiettivo di creare un modello terapeutico avanzato, efficace per questa problematica, distinguendo queste differenti tipologie di disordine alimentare quali anoressia, bulimia, vomiting e binge eating.

All’interno dei disturbi dell’alimentazione possiamo trovare:

ANORESSIA

Possiamo parlare di anoressia quando si verifica una graduale e progressiva diminuzione della quantità di cibo ingerita con conseguente calo di peso notevolmente al di sotto del proprio peso forma. Anoressia significa mancanza di appetito, ma questo termine non è precisamente così, quando parliamo di Anoressia ci riferiamo, invece, ad una condizione psicologica in cui il soggetto decide deliberatamente di sottoalimentarsi in modo estremo nonostante abbia fame per il terrore di ingrassare . Va, dunque, sfatato, in tal senso, il mito dell’assenza di appetito in chi soffre di tale patologia.

Il DSM-5 stabilisce quattro parametri per poter parlare di anoressia nervosa:

  • Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura.
  • Intenso timore di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso.
  • Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo (dispercezione estetica), o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità dell’attuale condizione di sottopeso. La perdita di peso è considerata come una straordinaria conquista e un segno di autodisciplina ferrea, mentre l’aumento è vissuto come una perdita inaccettabile della capacità di controllo.
  • Nei soggetti di sesso femminile in fase post-puberale si ha amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.

Persone che sviluppano anoressia mantengono un controllo estremo sull’alimentazione, sul proprio corpo e sul mondo circostante. Si assiste, infatti, a una progressiva anestesia emotiva che gradualmente ma inesorabilmente viene estesa a tutte le aree della vita.  Sono ragazze che tendenzialmente non temono la fatica o i sacrifici, dimostrando estrema resistenza nel lavoro e nello studio, ma le terrorizza qualsiasi esperienza emozionale che le potrebbe stimolare piacevolmente, perché temono di perdere il controllo.

BULIMIA

Con questo termine si indica un disturbo alimentare caratterizzato dall’ingurgitare compulsivamente qualsiasi alimento, le persone provano un desiderio incontrollabile di mangiare, che cercano di controllare, finendo poi per abbuffarsi.

Secondo la nuova classificazione del DSM 5 per poter fare una diagnosi di bulimia devono essere presenti tutte le seguenti caratteristiche:

  1. Abbuffate ricorrenti caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo sull’atto di mangiare.
  2. Ricorrenti ed inappropriate condotte di compenso per prevenire l’aumento di peso. Molte persone utilizzano il vomito autoindotto, altre ricorrono a lassativi, diuretici o estenuanti sessioni di attività fisica.
  3. Le abbuffate e le condotte compensatorie devono verificarsi in media almeno 1 volta alla settimana per tre mesi
  4. I livelli dell’autostima sono fortemente influenzati dal peso e dalla forma del corpo
  5. I fenomeni di bulimia non si manifestano esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa.

Secondo l’approccio breve strategico si può parlare di bulimia in presenza di un’irrefrenabile compulsione a ingurgitare enormi quantitativi di cibo e non per soddisfare un bisogno fisico quanto per riempirsi.

Le persone che soffrono di bulimia sono generalmente estremamente fragili a livello emotivo e faticano a dominare le proprie reazioni, infatti, il bisogno di cibo viene vissuto come un modo di reagire alle difficoltà e alle insicurezze della quotidianità.  La tentata soluzione prevalente è il tentativo di controllare il proprio desiderio di consumare, cercando si mangiare cibi salutari, ma questo comportamento incrementa il desiderio di abbuffarsi.

BINGE EATING

Persone che sviluppano questo disturbo (disturbo da alimentazione incontrollata – abbuffata compulsiva) solitamente alternano frequenti episodi di alimentazione incontrollata (abbuffate compulsive) alternate da lunghi periodi di digiuno e astinenza forzati.

La sensazione principale nel binge eating è quella di doversi difendere dalle abbuffate per il timore di aumentare di peso. Generalmente chi soffre di tale disturbo tende ad avere una bassa considerazione di sé, si sente insoddisfatto e frustrato e utilizza il cibo come un mezzo per placare la propria ansia e sofferenza abbuffandosi. La tentata soluzione prevalente è il digiuno che, tuttavia, porta la persona a sentire sempre più la necessità ed il desiderio del cibo, tanto che nel momento in cui la persona se lo concede perde il controllo e non riesce a fare a meno di abbuffarsi in maniera smodata.

VOMITING

Il volmiting, è una qualità emergente del disturbo alimentare, infatti spesso nasce come una tentata soluzione del disturbo anoressico. La giovane anoressica vomita perché pensa di aver mangiato troppo, per tenere sotto controllo il peso quando si sente gonfia. Questa tentata soluzione è estremamente pericolosa perché l’anoressica attraverso il vomito ritiene di “rimediare” all’aver esagerato con il mangiare e lentamente si concede di trasgredire alla rigida dieta prendendoci gradatamente sempre più gusto.

Questo, fino a quando non si struttura come una vera e propria compulsione, non basata sulla paura, ma basata sul piacere. Quando il disturbo vomiting si struttura, le abbuffate ed il successivo vomitare risulta una compulsione irrefrenabile perché estremamente soddisfacente, al punto di essere considerato il più sublime dei piaceri.

Il piacere provato non è l’esito del mangiare, bensì è dato della sequenza composta da tre differenti fasi, una prima fase di fantasia eccitatoria, quando il desiderio del cibo si trasforma in attivazione fisiologica dell’organismo; una seconda fase consumatoria (abbuffata), quando mangia fino a sentirsi completamente sazia, maturando la voglia di proseguire nell’ultima fase, quella di scarica, rappresentata dal vomito. Questa tipologia di disturbo risulta uno tra i più resistenti tra di disturbi alimentari perché non ha intento distruttivo, si tratta invece di una ricerca di piacere trasgressivo che ha un effetto distruttivo. Il vomito autoindotto porta allo scompenso elettrolitico, che è la causa di mortalità più frequente nei disordini alimentari.

Dalla ricerca-intervento sopra citata, condotta del Centro di Terapia Strategica Breve, sono stati realizzati dei protocolli di intervento ad hoc per ogni disturbo dell’alimentazione, atti a interrompere il circolo vizioso che mantiene il problema.

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