NON RIESCO A SMETTERE DI PENSARE …

da | 17 Dicembre 2022 | Ansia, Ossessioni Compulsioni, rimuginazione

“Le passioni e le ossessioni di un individuo sono uniche come il suo odore”.
Fabrizio Caramagna

A quanti è successo di non riuscire a concentrarsi sul lavoro, nello studio per uno o più pensieri che in maniera martellante attirano l’attenzione, oppure di essere tanto disturbati dai dubbi da sentirsi travolti, o ancora di rimuginare allo sfinimento una situazione che abbiamo vissuto e che avremmo voluto fosse andata diversamente…
Le persone che vivono costantemente intrappolate nei loro pensieri spesso tra le prime battute della seduta dicono “dottoressa mi aiuti a non pensare!”, come se non pensare diventasse la liberazione!

Il pensiero è l’attività della mente, è ciò che caratterizza l’uomo, è uno strumento importantissimo per gli esseri umani, ci aiuta a immaginare, esprimere concetti, migliorarci, apprendere, difenderci dai pericoli ed è potenzialmente infinito…possiamo pensare di ogni cosa ed in qualsiasi momento della giornata.
Allora se è uno strumento così importante, perché alcune persone vorrebbero farne a meno?
Come scrive Giulio Cesare Giacobbe nel suo famoso libro sulle ‘seghe mentali’ “il pensiero è come il coltello: ti ci puoi imburrare il pane oppure tagliarci la gola. E’ incredibile, ma quasi tutti gli esseri umani preferiscono la seconda soluzione.”

Pensare è un problema?

“Come ci sono i figli illegittimi, ci sono anche i pensieri bastardi.”
LUIGI PIRANDELLO

C’è chi direbbe che pensare poco è un grosso problema, non il contrario.
Invece pensare può diventare un enorme problema che immobilizza le persone in una prigione mentale. Tornando alla richiesta dei pazienti di riuscire a non pensare la mia risposta solitamente suona un po’ così “quanto mi piacerebbe avere la bacchetta magica, ma per fortuna non possiamo smettere di pensare!”, infatti pensare di non pensare è sempre pensare, più ci sforziamo e peggio è!
Ogni giorno tutti noi siamo attraversati da pensieri, immagini, dubbi, suoni che ci passano per la mente, ma i pensieri così come arrivano si dissolvono, perchè per chi non ha problemi di pensieri ossessivi o rimuginazione non se ne cura particolarmente, anzi sono funzionali a prestare maggiore attenzione, prepararci agli imprevisti o scegliere l’opzione migliore per noi.
Il pensiero è vitale per la nostra sopravvivenza ed evoluzione, pertanto non è il problema, il problema potenzialmente nasce da come reagiamo ad essi, all’importanza che gli affidiamo ed alla frequenza con la quale questi si presentano.
Infatti possiamo pensare ad una situazione futura che ci preoccupa per prepararci al meglio ad affrontarla, oppure pensare ad una persona che ci fa stare bene, o a una situazione che ci rende felici.
Il problema nasce quando i pensieri e le immagini che percepiamo ci creano disagio, al quale diamo molta importanza e ci disturba per ore durante la giornata, o addirittura non riusciamo a pensare ad altro, perdendo di vista il presente, come se la persona vivesse sempre con la testa intrappolata nel passato o orientata al futuro, ma si perdesse il “qui ed ora”.
Ad esempio se il giorno successivo ho un colloquio di lavoro sicuramente sarò un po’ agitato, penserò all’abbigliamento migliore per fare bella figura, alle frasi migliori per fare una buona impressione, possono venire anche pensieri quali, “domani il colloquio andrà male”, “non mi sento molto pronto”, oppure dubbi quali “mi chiederà se so svolgere quelle attività che è il mio punto debole?”, “riuscirò a fare una buona impressione?”.
Possono essere tutti pensieri leciti, pertanto posso reagire in maniera differente, posso comunque svolgere la mia vita quotidiana rimandando a dopo aver svolto il colloquio le risposte ai miei dubbi, oppure posso iniziare concentrarmi esclusivamente su questi pensieri e non riuscire più a fare altro per tutta la giornata e cosa fondamentale vivere costantemente angosciato fino a quando non svolgo il colloquio.
I pensieri possono essere talmente frequenti e creare delle reazioni emotive così intense da inficiare la qualità di vita delle persone è in questo caso che è opportuno considerare i pensieri non come alleati, ma come un problema da risolvere. Pertanto pensare troppo può diventare un enorme problema, ma il non pensare non è la soluzione!

Maledetti pensieri…

“Io penso, penso, penso, pensando sono uscito dalla felicità un milione di volte, e mai una volta che vi sia entrato.”
Jonathan Safran Foer

Partendo dal presupposto che i pensieri ci accompagnano per tutta la vita e sono nei contenuti potenzialmente infiniti, come facciamo a capire come arginarli e affrontare il problema?
Per affrontare il problema è importante comprendere come si presentano i pensieri che tormentano tanto da inficiare la qualità di vita della persona.
Infatti i pensieri che tormentano non si presentano a tutti nelle stesse forme e discriminare da quale processo di pensiero sono sopraffatto è importante per capire quali strategie posso mettere in atto per affrontare la problematica.
I processi di pensieri martellanti più comuni che solitamente tormentano le persone sono:
Idee fisse: Questa tipologia di pensieri possono presentarsi sotto forma di affermazioni o immagini che si concretizzano nella mente ripetutamente e contro la propria volontà, creando profondo disagio. Un pensiero diventa ossessivo quando la frequenza di quel pensiero o di quei pensieri/immagini è talmente ricorrente che inficia la qualità di vita delle giornate e le sensazioni/reazioni che provo mi creano ansia, paura o confusione. La natura dell’ossessione può essere la più disparata. C’è chi sviluppa ossessioni d’amore, religiose, sessuali, ecc. Ad esempio può tornare ricorsivamente e insistentemente l’immagine della persona che amiamo tra le braccia di un’altra, oppure il ricordo di una scena che ci ha spaventati, o ancora pensare ad una frase detta su di noi e che non ci aggrada… come detto i contenuti dei pensi possono essere potenzialmente infiniti.
La persona che vive ossessivamente i propri pensieri spesso prova la sensazione di “impazzire”.
Rimuginazione del passato: “Avrei dovuto”, “avrei potuto”, “se solo potessi tornare indietro”, quante volte ci è capitato di fare o di sentire questo genere di discorsi? Questo genere di pensiero rientra all’interno della trappola della rimuginazione, infatti fanno parte di questa categoria le persone che pensano costantemente al passato analizzandolo nei minimi dettagli ricercando tutti quegli aspetti che avrebbero potuto fare diversamente, oppure che hanno vissuto in maniera negativa e che ritengono che in virtù di quello che è successo non possono esser più come prima. Tutte queste persone vivono costantemente uno stato ansioso e di tristezza dettato dal fatto che sono frequentemente orientate al passato doloroso, che le ha fatte soffrire e si perdono di vista il presente e quanto di buono può portare.
Nella rimuginazione del passato troviamo anche quelle persone che non si perdonano il fatto di non aver interpretato correttamente i segnali di una situazione passata e che con il “senno di poi” la ritengono ovvia. Questo meccanismo è più diffuso di quanto si pensi, perché rientra in un “errore cognitivo” tipico dell’essere umano, chiamato bias del senno di poi, dove l’esito di una situazione critica viene spesso giudicato a posteriori come molto più scontato di quanto non si sarebbe fatto prima che si verificasse, lasciando nelle persone la sensazione di essere “stupidi” o “poco furbi” perché dovevano immaginarlo, era ovvio. Pensate a quando una persona ad esempio viene lasciata dalla fidanzata o dal fidanzato e si sente “stupida” perché avrebbe dovuto capirlo prima ed oltre al dolore della fine della relazione la sensazione di sentirsi ingenua per quello che non è riuscita a prevedere e che era così ovvio la tormenta.
Preoccupazioni per il futuro: “Se le mie amiche vorranno andare in discoteca e io non ci voglio andare, rimarrò sola per tutto il tempo”, “se al mio capo non piaceranno le mie proposte può stufarsi delle mie incapacità e licenziarmi”, “se nell’interrogazione mi chiederà quel capitolo che non mi piace proprio e che non riesco a memorizzare andrà male”, “se prendo l’autostrada posso fare un incidente”. Pensare a quello che può succedere nel futuro può essere funzionale a prepararci a tutte quelle situazioni che riteniamo critiche o pericolose, ma se per ogni attività nuova o poco conosciuta che dobbiamo svolgere passiamo i giorni precedenti in uno stato costante di angoscia pensando alle cose peggiori che possono succedere capite che è un problema, perché siamo talmente stanchi ed angosciati che probabilmente affronteremo la situazione nuova affaticati, senza entusiasmo e come una sofferenza. Pertanto l’angoscia è l’emozione comune alle persone che sviluppano dubbi per il futuro, che talvolta diventano onnipresenti durante la giornata.
Un elemento comune a tutte queste categorie è il fatto che è il pensiero a fare il bello e cattivo tempo dentro di noi e da ospite diviene il padrone di casa.

Come smettere di pensare troppo?

“Io non penso a tutta le miserie, ma a tutta la bellezza che ancora rimane.”
Anna Frank

Quando in terapia chiedo cosa cerca di fare la persona per cercare di uscire da questa problematica, la risposta solitamente è “cerco di non pensarci”.
Questa è la risposta più diffusa, perché ci viene naturale farlo…a chi non è mai capitato di non riuscire a prendere sonno per un pensiero che disturba e ripetersi come un mantra “non ci devo pensare, non ci devo pensare”.
Il cercare di non pensarci non solo non aiuta a non pensare, perchè più cerchiamo di non pensare, più pensiamo costantemente al pensiero stesso, ma a lungo andare ingigantisce il problema.
Facciamo subito il classico esperimento, attento mi raccomando, ora fai quello che ti dico “non pensare al famoso elefante blu”.
Sicuramente l’immagine dell’elefante blu è comparsa tra i tuoi pensieri, pertanto più cerchiamo di non pensare a qualcosa e più la pensiamo.
Ma come fare allora?
Anche io sono una di quelle persone che se non sta attenta tende a perdersi nei propri pensieri in maniera disfunzionale, ma tutte le volte che mi accorgo che sto scivolando nel mio “fantastico mondo” penso ad una barzelletta che quando ero piccola mi ha cambiato il modo di percepire l’utilità del pensare troppo e mettersi sempre in discussione… è molto semplice e surreale, ma vi assicuro che tutt’ora la utilizzo per tornare alla realtà.

“ Un uomo sta passeggiando per strada e vede una persona che sta per gettarsi da un grattacelo, cerca di dissuaderlo, ma l’uomo sul grattacelo fa il salto nel vuoto…quando tocca terra, con grande stupore di tutti i presenti, inizia a rimbalzare e non si fa nulla. Allora il passante incredulo ed incuriosito gli domanda ‘ma come hai fatto? E’ impossibile!’ questo gli risponde ‘semplice! Ho continuato a pensare intensamente sono una palla e rimbalzo, sono una palla e rimbalzo…e così è stato! Ho rimbalzato!’. Allora il passante incredulo prova anche lui a fare la stessa cosa, sale sullo stesso grattacielo, si lancia e pensa intensamente ‘ sono una palla e rimbalzo, sono una palla e rimbalzo…’ ma appena prima di toccare il suolo gli viene un dubbio ‘se fossi un budino?’ SPLASH!”
Naturalmente non penso a tutta la barzelletta…mi basta ricordare “splash” e con un sorriso torno alla realtà, perché non c’è niente di più illogico che abbandonare la logica, ma niente di più logico che abbandonarla quando non serve.

Come liberarsi dai pensieri ossessivi …

“I pensieri muoiono nel momento in cui prendono forma le parole.”
Arthur Schopenhauer

Alcune indicazioni che si possono mettere in atto per liberarci dai pensieri disfunzionali:

Anticipare il pensiero “ossessivo” dandogli un appuntamento fisso: considerato che i pensieri che ci schiavizzano li conosciamo benissimo e solitamente ci occupano gran parte della giornata è importante anticiparli e creare un tempo prestabilito dove concentrarsi solo su quello evitando di scacciarlo, ma dedicandogli l’attenzione necessaria. Questo permette di liberare il resto giornata dai pensieri negativi.

Scrivere i pensieri: un’altra strategia che si può utilizzare è scrivere il flusso di pensieri che solitamente ci inficiano la giornata, non scrivere quali sono, come la lista della spesa ma scrivere esattamente tutto quello che ci passa nella testa, così come lo pensiamo. Questo ci aiuta a farli defluire evitando che ci disturbino il resto della giornata.

Iniziare ad agire: quando pensiamo a quello che farò, analizzando tutte le possibilità e le evenienze è importante iniziare a mettere in pratica le proprie profezie/azioni immaginate, per evitare di rimanere intrappolati nei “farò così, no, forse è meglio quest’altro” per poi non fare nulla. Invece è importante iniziare dalla pratica e poi eventualmente migliorare…

Rimandare i pensieri: Quando che ci accorgiamo che siamo vittima dei nostri pensieri potete rimandare l’appuntamento con essi ad un secondo momento dicendovi “ci penso dopo”, in modo da ingannare il cervello e fargli perdere d’intensità.

Se questo non fosse sufficiente per risolvere il problema è importante che la persona si rivolga ad un terapeuta che possa applicare delle tecniche ad hoc per la persona.

Marzia Targhettini

Marzia Targhettini

Sono Marzia Targhettini, psicologa e psicoterapeuta Breve Strategica. Ho scelto di fare la psicologa perché mi ha sempre interessato ascoltare le storie di vita delle persone che mi circondano. Dopo la laurea ho compreso che il lavoro che ho scelto è ancora più affascinante di quel che sembra e che attraverso il dialogo aiuta i pazienti a risolvere i problemi. Per formarmi al meglio, dopo un Master sui Disturbi Specifici di Apprendimento ho frequentato e concluso la scuola di Specializzazione di Psicoterapia Breve Strategica di Giorgio Nardone. Quello che mi appassiona di questo lavoro è vedere i “segni” positivi che la terapia ha sui pazienti, persone che chiedono il mio aiuto in momenti di difficoltà e che attraverso il percorso ritrovano il benessere psico-fisico.