Cosa è Terapia Breve Strategica

“Impara a scrivere le tue ferite sulla sabbia e a incidere le tue gioie nella pietra.”

Lao Tzu

Il mio metodo

Il metodo psicoterapeutico che utilizzo nei miei incontri è l’approccio di Psicoterapia Breve Strategica di Giorgio Nardone.

Quello che mi ha affascinato di questo approccio e che mi ha convinto prima ad approfondirlo svolgendo la scuola di specializzazione ed in seguito a diventare una terapeuta ufficiale del Centro  è l’efficacia del metodo ad aiutare i pazienti a ritrovare un benessere psicofisico in tempi brevi.

Infatti questo metodo si concentra sulla risoluzione del problema creando dei cambiamenti profondi nella persona, aiutando i pazienti a tornare attivi nella gestione della loro vita, per uscire dai problemi ed evitare di ricaderci.

Come funziona?

Il primo passo che viene svolto è la “definizione del problema”, cioè si analizza con il paziente il problema che lo porta a chiedere aiuto.

Come già scritto, non si cercano le presunte cause profonde che hanno portato allo strutturarsi di quel problema ma, a differenza di molte altre terapie, si cerca di comprendere quali sono le azioni ed i passi che la persona giorno dopo giorno ha effettuato per entrare nel problema e come ha cercato di risolverlo.

Pertanto si analizzano le “tentate soluzioni disfunzionali” cioè cosa è stato fatto dalla persona fino a quel momento per risolvere il problema e che non ha funzionato. E’ molto importante questo passaggio perché i comportamenti che mettiamo in atto per risolvere i nostri problemi, se non funzionano in tempi brevi, a lungo andare mantengono o addirittura peggiorano il nostro problema. Cerco di farvi un esempio pratico, immaginiamo che state camminando su un marciapiede e ad un tratto inciampate cadendo a terra creandovi un’escoriazione con fuoriuscita di sangue al ginocchio. Al momento ritenete che non sia nulla di grave e ripulite la ferita con semplice acqua, con il passare del tempo però la ferita non guarisce ed inizia a peggiorare, voi però, certi dell’utilità dello sciacquare con acqua proseguite nella pratica, perché in passato aveva funzionato molto bene, allora lo rifate più volte al giorno, ma senza usare disinfettante. Va da sè che, se la ferita inizia a fare infezione, l’acqua non funzionerà, ma se ci si ostina nel perpetrare la stessa azione perché in passato ha funzionato ed ha risolto il mio problema, in questo caso l’escoriazione, non solo si manterrà, ma nel tempo peggiorerà. Anche nelle problematiche di tipo psicologico spesso accade questo processo, pertanto è molto importante individuare quelle azioni che compiamo per cercare di risolvere il problema, che se non lo risolvono lo mantengono ed addirittura lo peggiorano.

Una volta, analizzato il problema si costruiscono insieme al paziente gli obiettivi da seguire nel percorso terapeutico. Il terapeuta strategico sa che come asserisce Seneca “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.

E’ importante evidenziare che ogni problema che il paziente riporta è concepito come un disequilibrio non funzionale alla vita della persona e non come una “malattia/patologia” da guarire.

All’interno del modello, l’attenzione non si rivolge tanto all’oggetto del problema, o alla persona portatrice dello stesso, ma alla relazione che si è venuta a stabilire tra le parti, in quanto la persona risulta sempre inserita in un contesto di azione e reazione, dal quale è impossibile estrapolarla.

Pertanto, l’approccio strategico non è una semplice teoria psicoterapeutica, ma il pensiero su “come” gli esseri umani si rapportano al loro contesto.

Una volta analizzato il problema e definito l’obiettivo il terapeuta prosegue adottando nella relazione terapeutica delle strategie standardizzate dal Centro di Terapia Strategica e delle manovre terapeutiche ritagliate ad hoc sulla persona.

Solitamente vengono fornite delle indicazioni/prescrizioni, che la persona metterà in atto tra un incontro e quello successivo, che hanno come finalità interrompere  le tentate soluzioni disfunzionali.

Questo metodo di intervento, che porta la persona a svolgere delle azioni che l’aiutano a percepire il mondo in maniera differente, porta a dei cambiamenti che iniziano a manifestarsi in tempi rapidi ed ha duplice finalità: al terapeuta indica che le manovre terapeutiche sono funzionali alla risoluzione del problema ed al paziente che le azioni differenti che sta mettendo in atto lo aiutano a percepirsi in maniera più equilibrata all’interno del suo contesto di vita.

Gli incontri solitamente sono una volta ogni quindici giorni, per permettere alla persona di mettere in atto le strategie e di sperimentarne gli effetti positivi del cambiamento che sta vivendo.

Una volta avvenuto questo “sblocco del problema” è importante che la terapia prosegua consolidando i risultati ottenuti. Infatti, si accompagna il paziente verso una piena autonomia. In questa fase le sedute possono avere un intervallo anche maggiore di quindici giorni, perché non solo è importante che il paziente viva il cambiamento, ma che questo cambiamento positivo e funzionale diventi la sua nuova routine e per far questo è necessario sperimentarsi quotidianamente.

L’obiettivo principale è quello di aiutare il paziente a risolvere il suo problema e ad acquisire attraverso questa esperienza nuovi strumenti e le capacità di affrontare adeguatamente ed autonomamente i nuovi ostacoli della vita nei quali può incorrere.

 

Il metodo di Terapia Breve Strategica può essere considerato efficace, infatti dai risultati si evidenzia che gli esiti positivi dell’applicazione del modello raggiunga la risoluzione del problema specifico nell’ 88% dei casi trattati.

Un aspetto che spesso quando si intraprende un percorso terapeutico è sottovalutato è il non considerare il rapporto benefici/tempo, infatti questo metodo riporta alla soluzione dei problemi in tempi ragionevolmente brevi, nella maggioranza dei casi si parla di circa dieci sedute e di mesi, non anni, pertanto si può considerare efficiente. Infatti, se la terapia dura anni, non è detto che sia stata davvero la fonte del cambiamento, poiché questo potrebbe essere effetto di ciò che accade fortuitamente nella vita del paziente.

Un altro punto di forza è la replicabilità, di fronte ad una stessa classe di problemi i terapeuti strategici possono utilizzare le stesse tecniche ed ottenere gli stessi risultati. Le tecniche terapeutiche devono poter replicare gli stessi esiti su soggetti che presentano la medesima patologia, altrimenti non si può parlare di modello di terapia per un disturbo, ma di effetti casuali e non deliberati. Inoltre, il modello può essere considerato predittivo, in quanto il terapeuta, quando applica un protocollo di intervento, prevede gli effetti di ogni singola manovra.

Le tecniche di intervento adottate dal terapeuta non sono utilizzate a priori, ma devono essere adattate alle tentate soluzioni ed al problema, non viceversa. Infatti, viene utilizzata una logica costruttivo-deduttiva, dove è la soluzione che si adatta al problema. Come già affermato, il terapeuta strategico non ricerca i perché e le cause dei fenomeni, ma il come il problema si struttura ed attraverso gli effetti degli stratagemmi terapeutici comprendere quale è la soluzione più adatta che spiega il problema. Pertanto, l’autocorrezione è intrinseca al modello ed è la caratteristica principale che permette alla terapia breve strategica di adattarsi alle diverse tipologie di problemi in continua evoluzione nella società. Ciò significa che l’efficacia non viene misurata solo fra l’inizio e la conclusione della terapia, ma gradualmente valutata per ciascuna mossa e manovra, in modo che il modello d’intervento si autocorregga costantemente nel corso della sua applicazione.

 

Per la Terapia Breve Strategica la ricerca è parte integrante della pratica ed è fondamentale per garantire l’adattabilità della terapia ai cambiamenti dei problemi e della società. Pertanto, per tale approccio la ricerca in psicoterapia è di fondamentale importanza che sia condotta nella pratica quotidiana e che ricorra solamente a trattamenti attivi, utilizzando strumenti di valutazione che alterino il meno possibile il contesto naturale della terapia.

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