”Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.”
Lev Tolstoj
Sono molti i genitori che negli ultimi anni si mettono in discussione e ritengono di essere la causa dei problemi dei propri figli.
Questo denota un cambiamento culturale non indifferente nell’evoluzione del rapporto genitori e figli.
È doveroso fare una premessa, tutti nascono figli, genitori lo si diventa!
Sia quando parliamo di genitori “naturali”, sia quando parliamo di genitori adottivi.
Pertanto l’errore nella relazione tra genitori e figli deve essere contemplato, in quanto nessun genitore è perfetto!
Ci sono tantissime variabili che influenzano le relazioni famigliari, psicologiche, sociali, culturali e biologiche, pertanto quando si lavora in terapia è fondamentale considerarle nella loro complessità.
Da professionista, colpevolizzare i genitori non è la strada migliore per iniziare ad aiutarli a trovare le risorse per migliorare il rapporto con i loro figli o per aiutarli ad aiutare i figli in difficoltà.
Naturalmente non si può non considerare che l’ambiente famigliare relazionale influenza l’evoluzione dei figli che lo vivono ed è molto importante che l’ambiente sia equilibrato.
Ad esempio se mamma e papà, o genitori e nonni, litigano in continuazione davanti ai figli è molto probabile che questi impareranno a relazionarsi con gli altri e con il mondo esterno replicando gli stessi schemi comportamentali e pertanto cercando di prevaricare i compagni di asilo per ottenere il gioco desiderato ecc…
Infatti, la famiglia è solitamente il primo ambiente dove il bambino entra in contatto ed apprende le regole sociali e dalla quale si basa la costruzione delle sue modalità relazionali, la personalità, le sue risorse cognitive ed emotive.
Avere un clima equilibrato non significa vivere all’interno della famiglia “del Mulino Bianco”, una famiglia “perfetta”, dove non esistono incomprensioni, dove il dialogo ne fa da padrone e tutti i componenti sono sorridenti e sereni… ogni famiglia vive dei periodi di maggiore e minore difficoltà ed è importante che anche i figli imparino che nella vita ci sono dei periodi più distesi e dei periodi dove gli accadimenti possono creare criticità e dolore, fa parte della crescita.
Naturalmente non possiamo parlare di un “modello di famiglia standard”, uguale per tutti, anche perché la “famiglia” evolve insieme all’evoluzione della società e la “famiglia italiana”, se così si può definire è variata molto, tanto che se ascoltiamo gli anziani quando parlano delle modalità relazionali tra genitori e figli attuali, queste sono quasi incomprensibili ai loro occhi.
Infatti, in passato erano i genitori a decidere per i figli, spesso il padre, dalle piccole questioni quotidiane, alla carriera da intraprendere, fino talvolta all’approvazione del partner.
Queste modalità sono cambiate e siamo diventati maggiormente consapevoli dell’importanza del vissuto emotivo e della responsabilità pedagogica nella crescita dei figli.
Infatti, oggi certe imposizioni sono praticamente assenti e diventa quasi incomprensibile alle nuove generazioni come i genitori o i nonni abbiano accettato certe decisioni imposte.
La famiglia ora cerca di spronare i figli nell’esprimersi liberamente ed a sviluppare la propria creatività ed il proprio essere.
Come si può immaginare ogni epoca culturale ha i suoi aspetti positivi ed alcuni riscontro negativi.
Non è un caso che se in passato gli adolescenti tendevano ad esprimere il proprio malessere contrastando i diktat dei genitori per rivendicare la loro “libertà d’espressione”. Gli adolescenti di oggi talvolta danno per scontato che loro possono esprimersi liberamente, arrivando anche all’eccesso, come figli che insultano i genitori quando non sono d’accordo con loro, ed altre volte l’adolescente moderno è alle prese con l’espressione del malessere di non essere all’altezza delle aspettative delle figure di riferimento.
Infatti, al giorno d’oggi sento sempre di più genitori che dicono ad esempio “io alla sua età avrei voluto fare calcio ma i miei non mi hanno mai lasciato, sa ero anche bravino quando giocavo con gli amici, per cui ho iscritto mio figlio a calcio, mi assomiglia…” e quando chiedo al figlio se il calcio lo appassiona talvolta la risposta è “si, poi il papà è fiero di me quando gioco bene”.
Questo denota che spesso i genitori tendono ad identificarsi con i loro figli, rischiando di rivedersi nella propria prole, senza riconoscergli le loro individualità e desideri. Naturalmente la maggior parte delle volte è un processo che non è conscio e consapevole, perché per i propri figli si vorrebbe sempre il meglio, ma non sempre quello che è il meglio per noi è anche il loro meglio!
Altro aspetto che rischia di diventare pericoloso nel nuovo modo di vivere la genitorialità è l’eccessiva libertà di decisione lasciata ai bambini fin da subito.
Infatti se la libertà decisionale può essere una conquista molto importante, se gli si richiede di prendere decisioni con una carica di responsabilità elevata e che spetta ai genitori, non li aiuta ad essere futuri adulti decisi, ma li si mette in una condizione scomoda, in quanto non sempre i bambini hanno gli strumenti emotivi e cognitivi abbastanza sviluppati per poter scegliere.
Ad esempio quando si chiede a loro se voglio andare a trovare i nonni, o ancora molto piccoli se hanno voglia di lavarsi i denti, fare il bagnetto, ecc. senza che i genitori abbiano delineato delle regole ben definite. Oppure, nel caso dei figli separati, quando gli si chiede di decidere con quale genitore preferiscono stare, mettendoli nella condizione di sentirsi responsabili della sofferenza della madre o del padre.
«Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. È bene che una volta ogni tanto si scottino le dita».
Mahatma Gandhi
Mamma, che ansia! Non ce la faccio, intervieni tu!
Una problematica sempre più diffusa tra i bambini e tra gli adolescenti è la sintomatologia ansiosa. La richiesta sempre maggiore dei genitori che chiedono aiuto in terapia è per sostenerli a gestire le insicurezze, ansia generalizzata, fobie scolastiche e difficoltà relazionali dei figli.
All’apparenza sono problematiche completamente differenti, invece indagando bene come si sono evolute queste criticità spesso hanno delle caratteristiche comuni ed in particolare un’emozione comune, la paura o la convinzione di non riuscire a farcela da soli, di non avere abbastanza risorse e di non essere all’altezza della situazione.
Quando parlo con i genitori sono spesso genitori molto presenti, attenti ai bisogni emotivi della propria prole e un po’ increduli spesso della fragilità dei propri figli nonostante tutto l’amore che gli hanno donato.
Sono genitori che credono che il loro ruolo sia rendere il meno dolorosa possibile la vita dei propri figli, pertanto se hanno uno screzio tra compagni di classe o con gli insegnanti, o con gli allenatori intervengono a difesa dei “propri bambini”, anche quando questi sono ormai dei giovani adulti.
E’ come se quello che li guida è il pensiero, finché non è abbastanza autonomo intervengo io a proteggerlo e mi sostituisco a lui per non fargli sentire la frustrazione…ma quando sarà mai abbastanza autonomo? Infatti non dobbiamo dimenticare che il miglior modo di diventare autonomi come ricorda bene Piaget è attraverso l’esperienza di ostacoli superati che il giovane sviluppa fiducia nelle proprie capacità e struttura un buon equilibro psicologico.
Pertanto, parafrasando Oscar Wilde, con le migliori intenzioni ottengono i peggiori risultati, sono genitori che tendono a sostituirsi ai figli per evitargli dolore. Questo messaggio se all’apparenza può essere un messaggio d’amore incondizionato, cela un messaggio subliminare estremamente pericoloso e non conscio “lo faccio io al tuo posto perché temo che da solo non puoi farcela e non voglio vederti soffrire”. Questo secondo messaggio è molto potente ed a lungo andare rischia di diventare realtà, perché i figli che crescono sotto una “campana di vetro” si convincono di non riuscire a farcela da soli e sono alla continua ricerca di rassicurazioni che puntualmente ricevono, perché vengono percepiti dagli altri come fragili e indifesi. Ad esempio, sono ragazzi che mentre svolgono i compiti in classe chiedono continue rassicurazioni di quello che stanno facendo agli insegnanti, oppure che se gli va male una prestazione, di qualsiasi tipo chiede all’adulto di riferimento di intervenire in sua difesa. Tutti questi atteggiamenti non li aiutano a crescere. Infatti, ogni volta che chiedo aiuto e lo ricevono, è come se l’altro gli conferma che non può farcela da solo, pertanto la campana di vetro da luogo protettivo diventa una prigione dorata.
Come fare per aiutare questi ragazzi e genitori a diventare più autonomi e più sereni?
E’ importante iniziare a modificare il comportamento a partire dal genitore, per avere degli effetti positivi sui figli. Naturalmente il cambiamento non deve essere repentino ed opposto al comportamento mantenuto fino a quel momento. Però si può iniziare da piccole modifiche che possono avere delle ricadute importanti sull’atteggiamento dei figli. Quando i nostri figli ci chiedono rassicurazioni, di qualsiasi genere è importante rigirarle sottoforma di domanda. Ad esempio se nostro figlio ci chiede se ha eseguito bene un compito, invece che rispondere in maniera affermativa o negativa è importante chiedere: “tu che cosa ne pensi?”, e proseguire rigirando le domande per fargli esprimere il suo punto di vista e per renderlo attivo nella decisione, senza imporgli nulla.
«La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro».
Frank A. Clark
Mio figlio non mi ascolta…segue solo gli influencer!
Ci sono poi genitori che chiedono aiuto esasperati e preoccupati dal comportamento dei figli, che non mostrano minimo rispetto né per i genitori e spesso nemmeno per le figure “istituzionali”, come gli insegnanti, gli allenatori, forze dell’ordine, ecc.
Sono ragazzi che solitamente ritengono di essere sopra le regole del comune vivere civile e che tendono a soddisfare i propri bisogni senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni a lungo termine.
Anche in questo caso non si può far di tutta un erba un fascio, però spesso indagando la storia familiare ci sono delle caratteristiche nella scelta educativa che ritornano prepotentemente.
Infatti spesso i genitori riportano che in casa non ci sono mai stati grandi conflitti, anzi hanno sempre cercato di evitarli e si domandano dove possono avere imparato certi atteggiamenti prepotenti, che non appartengono a loro.
Sono genitori che non reagiscono agli insulti dei figli, perché è più importante cercare di farli ragionare e chiedere spiegazioni delle azioni o delle parole ricevute. Sono genitori molto aperti al dialogo, che per ogni situazione, fin da molto piccoli, quando i loro figli non hanno ancora le capacità cognitive cercano di spiegare ai figli il comportamento migliore da adottare, ma se non questi non li adottano non ci sono conseguenze, ma sono i genitori ad adattarsi ai figli per paura di entrare in contrasto con loro. Spesso infatti i ruoli non vengono rispettati ed i genitori perdono autorevolezza agli occhi dei figli, che cercano invece “figure forti” al di fuori della famiglia, che possono variare dall’influencer di turno, al compagno di classe più arrogante, ecc. Diventa molto pericoloso, perché con il web le figure forti negative sono aumentate in maniera esponenziale e le mode negative da seguire sono all’ordine del giorno!
Come invertire questa rotta?
Per invertire questa rotta è importante che il genitore ripristini il suo ruolo genitoriale, senza la paura di entrare in contrasto. Pertanto è importante che vengano concordate delle regole, anche poche, ma ben precise e che i figli comprendano che se non le rispettano ci saranno delle conseguenze. Naturalmente le conseguenze non devono mai essere eccessive e sopratutto deve essere qualcosa che i genitori in primis riescano a far mantenere. Esempio, prima svolgi i compiti e solo dopo che li hai finiti tutti esci con gli amici, altrimenti gli amici aspetteranno.
«Quando i genitori fanno troppo per i figli, va a finire che i figli non faranno abbastanza per se stessi».
Elbert Green Hubbard
Gli ho dato tutte le possibilità…non ha voglia di fare nulla!
Talvolta chiedono aiuto genitori per il senso di apatia dei figli, stupiti del fatto che loro come genitori hanno cercato di offrire tutte le possibilità che loro non hanno avuto ai loro figli e questi non sembrano minimamente interessati, sembrano disprezzare questo atteggiamento.
Sono figli che danno per scontato che i genitori si debbano sacrificare per loro, perché l’hanno sempre fatto e sempre lo faranno. Danno per scontato tutto quello che hanno, arrivando al paradosso che avendo troppo non scelgono nulla e passano tutta la giornata di fronte a social o chat senza impegnarsi in alcun tipo di attività. Mentre i genitori, dal canto loro, seguono la convinzione che proponendogli mille alternative prima o poi sceglieranno che strada prendere, con la speranza di solleticare il loro interesse. L’aspettativa, la maggior parte delle volte non dichiarata, è che raggiungeranno il successo nella vita e ottenendo tutto quello che loro non hanno potuto ottenere.
Pertanto le aspettative dei genitori, anche se non chiare sono molto potenti, tanto che spesso sono ragazzi attratti dagli stereotipi di successo e di potere, ma non disposti a sacrificarsi per raggiungere quella posizione. Spesso sono ragazzi che si rapportano in maniera aggressiva con i genitori.
Come interrompere questa escalation?
Per interrompere questa escalation è importante chiedere ai genitori di fare un ulteriore sacrificio…iniziare a interrompere gradatamente i sacrifici che fanno per i loro figli, in questo caso la manovra comunicativa più utili è provare a smuovere il ragazzo con una comunicazione sottilmente provocatoria e gentilmente svalutante “perdonaci, forse abbiamo investito troppo rispetto alle tue capacità e non stai scegliendo non perché non ti interessi nulla, ma perché forse ha paura di non riuscire”.
“I miei genitori hanno avuto una sola discussione in quarantacinque anni. È durata quarantatré anni”.
(Cathy Ladman)
Ma la mamma mi ha detto che posso…tu non puoi farci nulla!
Altro cambiamento della società che influenza prepotentemente il rapporto tra genitori e figli sono il numero di separazioni, divorzi, famiglie allargate, ecc. aumentati in maniera esponenziale negli ultimi anni. Questo fattore in se non è ne positivo, ne negativo, se però i genitori ricordano un principio fondamentale: si può smettere di amarsi e di essere coppia, ma non si smette di essere genitori!
Nell’educazione è molto importante che i genitori, e nel caso in cui i figli stiano molto con i nonni anche questi, che seguano una linea educativa comune. Pertanto è importante che definiscano delle regole che siano chiare e precise prima di tutto per loro e che si confrontino prima di prendere decisioni importanti.
Se così non succede i figli imparano presto con chi possono ottenere e cosa, sviluppando un’attitudine a manipolare le relazioni a proprio vantaggio, senza però la capacità di gestire i rapporti in maniera stabile.
Spesso sono figli che hanno tante figure educative che non sono coerenti tra loro, rischiando di non avere nessuna figura di riferimento reale, dove le regole esistono ma si possono non rispettare perché tanto alla fine litigheranno fra loro i membri della mia famiglia, genitori, nonni, zii ed il figlio la farà franca.
Secondo l’antico motto romano “divide et impera”, dividile e comanda.
Sono ragazzi che imparano ad utilizzare i sensi di colpa verso i genitori e i nonni per riuscire ad ottenere quello che desiderano in virtù di quello che stanno vivendo a causa loro. Ad esempio dicono “Preferisco stare con il papà perché mi fa fare quello che voglio e non rompe”, questo può creare due reazioni opposte nel genitore che sente questa frase, o cerca di fare di più per non essere da meno “al rivale ex compagno/a” o litiga con esso per cercare di interrompere le concessioni dell’altro senza poi raggiungere il risultato, in un modo o nell’altro il figlio ottiene.
Come interrompere questa tendenza?
E’ importante ristabilire i ruoli, e la comunicazione tra i genitori per il bene dei figli. I genitori è importante che tornino a fare i genitori, prendendo decisioni condivise e che mettono in pratica in maniera coerente nell’educazione del figlio.